FOTO OTTICA VISION : STORIE DI TUTTI I GIORNI

Per chi ha problemi visivi la prima azione che compie è la ricerca di un medico specializzato in oculistica, poi un ottico che possa interpretare al meglio le richieste e necessità dell'individuo sia persona adulta che bambino.Sorridiamo Vedendo.

21 gennaio, 2006

DARIO FO SINDACO




Le Armi del Nuovo Millennio

Le dittature oggi si impongono con il controllo delle informazioni e della Rete. Le armi sono diventate inutili.Se i cittadini sapessero la verità alcuni governi durerebbero cinque minuti.Il controllo si ottiene con accordi economici con le società di tecnologia americane, con Yahoo!, Google, Microsoft.Accordi che consentono alle dittature il controllo sui cittadini e alle società di fare soldi e di conquistare mercati.

Queste società sono quotate in Borsa negli Stati Uniti. Rispondono alle leggi scritte dell’economia e a quelle non scritte dell’etica e della morale di uno Stato democratico.Leggi che però valgono solo a casa loro.
Fuori forse.Dipende da quanto pagano.In Cina ad esempio pagano bene!E si possono vendere tecnologia e repressione incassando alti dividendi.Come Google che ha accettato di eliminare i riferimenti all'indipendenza di Taiwan, a Tienanmen e al movimento Falun Gong, insieme ai servizi di chat, blog e mailing.
Simili alla strega di Biancaneve queste società tecnologiche si guardano allo specchio della loro linda società dominata dal capitale e si vedono belle, bellissime.Come la loro pubblicità incantata.Le mele rosse e lucenti le vendono fuori dal loro castello.Mele rosse avvelenate, da vere esportatrici di democrazia.Meglio ancora che in Iraq con le armi.
Intervento di Dario Fo alla Camera del Lavoro di Milano

In occasione dell’assemblea dei comitati cittadini, a teatro gremito.

(Rivolto agli oratori che l’hanno preceduto, rappresentanti dei comitati cittadini) Vi ringrazio per ciò che mi avete insegnato stasera con i vostri interventi. Ne avevo proprio bisogno. Mi hanno illuminato e anche vieppiù depresso. Infatti stasera mi sento piuttosto abbattuto. In questi giorni ho girato molto per Milano, tanto nel centro che in periferia.
Sono mesi, ormai, che vado intorno, mi informo, ascolto: è come andassi a scuola. Ho avuto sempre con me un operatore che ha ripreso ogni incontro o dialogo e ha registrato le immagini degli sventramenti per la costruzione di palazzi e parcheggi, case fatiscenti, folle ai mercati e cittadini che salgono e scendono dai tram e dai treni.
Io sono stato qui proprio come uno studente, ad ascoltare delle lezioni. Le vostre testimonianze sono state una conferma di quello che ho elencato nella mia memoria, delle cose che ho visto intorno che mi hanno addolorato, angosciato e mi hanno fatto ritrovare come dentro una ragnatela, per cui mi chiedevo “Come risolvere questa disperata situazione? Come ti tiri fuori da questa immensa trappola di smog, frastuono, traffico e ingorghi, macchinamenti e truffalderie? Come disfare l’impianto incancrenito su cui sopravvive questa città?” In più stasera da tutti quelli che hanno preso la parola ho sentito ribadire le ragioni storiche e strutturali di questa situazione con termini più precisi, direi geometrici. Stasera per me è stata veramente una grande lezione, ma sono sicuro anche per il pubblico che vi ha ascoltati.
Ero vicino ai miei compagni… come dire di cordata… – State attenti a non intendere questo termine nel significato ormai convenzionale…– Guardavo anche i loro visi… erano stupiti della precisione e dell’essenzialità con cui venivano esposte le infamie e del coraggio con cui si indicavano i responsabili: tutti.
Perché molte volte si è ripetuto: “La destra è veramente colpevole di infamia, di brutalità, di arraffo, di superficialità, di imbecillità in certi momenti, di buffoneria proprio oltre il limite.”Ma quante colpe ha anche la sinistra? Profonde colpe, che durano da tanto tempo. Cioè il fatto di non aver seguito fino in fondo, di non aver tenuto, come si dice, il fiato sul collo a tutta questa gente, incalzandoli, e di aver accettato dei compromessi, quanti compromessi! (applausi del pubblico) quanto lasciar correre per anni, anni, anni… Molto tempo fa mi ritrovavo alla Palazzina Liberty a Milano, mettevamo in scena degli spettacoli ed erano spettacoli feroci, denunce forti, che oggi si accettano, perché ormai sono stati sciolti dal tempo.
Ma che difficoltà in quel momento farli passare, specie da parte di certi dirigenti della sinistra che non accettavano che si andasse fino in fondo. Il loro tormentone era smorzate i toni, siate cauti. Noi si gridava: “Le stragi sono di Stato”. Loro ribadivano: “Calma, lasciate che la giustizia faccia il proprio corso”. E aggiungevano rivolti ai giudici e al Governo: “Fate luce”. Non: facciamo noi luce, ma loro!, i governanti, che spostavano i processi contro le stragi in Puglia, Calabria, come in un carosello da polverone. E abbiamo molto sofferto di questo. Abbiamo perso la presenza, abbiamo perso la cadenza, abbiamo perso la giusta caparbietà che bisogna tirar fuori per far rispettare i propri diritti. Non te li danno! Non te li regalano mai i diritti! Devi prenderteli! Abbiamo sentito parlare di leggi… quante volte: applicare la legge, l’ordine, bisogna seguire le regole.
Ma quando mai le leggi hanno fatto la storia degli uomini? È stato il combattere quasi sempre contro certe leggi imposte che ha liberato il cammino degli uomini (applausi), leggi fatte passare di prepotenza per abbattere, per distruggere, per abbassare la nostra volontà di essere, di esistere, di collettività e di legame agli interessi collettivi e non andarsene ognuno per il proprio campo.
E poi ribadisco: l’eterno ricorrere ai compromessi. Noi siamo maestri di compromessi, diceva qualche grande filosofo, ma il gesto più coraggioso, che ci leverebbe nella credibilità, è proprio quello di sfuggire al compromesso, assolutamente non accettarlo. Quando pensi che uno degli uomini politici tenuto in molta considerazione dal nostro presidente del Consiglio, un certo Lunardi, specialista di trafori e ponti, ha dichiarato: “La mafia c’è e con la mafia bisogna imparare a convivere”. Prego, gradisce un caffè? Un semplice contatto, l’inizio di un dialogo…E non è forse questo un altro percorso, sostituendo il termine obbrobrioso di mafia, molto simile a quello che alcuni maestri della politica realistica caldeggiano per un prossimo futuro, compreso quello della direzione di questa nostra una città? “Bisogna convivere con il potere – ti dicono – con coloro che gestiscono la finanza, convivere con i furbi, le forze, o meglio i poteri forti della città.”Allora, questa sera abbiamo sentito ripetere esplicitamente questo stesso problema da voi dei comitati che mi avete preceduto su questo palco, e di questo coraggio io vi ringrazio immensamente.
Avete ribadito che non basta avere idee chiare, non basta proporre delle soluzioni drastiche, non basta dire “Blocchiamo le gigantesche costruzioni che deturpano l’assetto della città, blocchiamo lo scempio dei parcheggi a più piani che ingoiano migliaia di macchine, le stesse che troveremo invadere le strade adiacenti, causando ingorghi da giudizio universale…”. Bisogna cancellare tutto questo obbrobrio non solo dalle carte progettuali, ma anche dal territorio. Dobbiamo urlare perentori: “Non ci devono essere più”.
Bisogna veramente toglierli di mezzo, torri, tunnel, garage a grappoli, perfino sotto la darsena dei navigli. Ma c’è subito il coro dei moderati che ansimando ti chiede: “Ma scusa, ma delle strutture già in atto, dei tunnel già a metà traforati, delle basi dei grattacieli, degli alberi mozzati, che ne facciamo? Ormai ce li abbiamo, ci conviene tenerli. Sono soldi…” No!!! Non si tengono! Perché è da lì che si ritorna da capo: “Mettiamoci una pietra sopra, anche più di una, ormai abbiamo spesi dei quattrini, è un peccato buttarli.” No, mi spiace ma giacché voi parlate sempre di leggi allora vi diciamo che è proprio per rispetto alle leggi civili che si deve togliere di mezzo questo orrore. Siete voi a voler uscire dalla legge: fuori legge, a danno della salute pubblica, della onestà, della sicurezza. Noi dobbiamo cercare assolutamente di non permettere che questi progetti vadano avanti. Ma non avete fatto caso allo scatto da centometristi, eseguito in questi ultimi giorni da tutti i dirigenti della destra al potere pur di arrivare a mettere il piede sul nastro di partenza dei lavori, per poter posare “le mani sulla città” e bloccare ogni impedimento, così da proseguire fino alla fine nell’issare pareti fino all’ultima colata di cemento.
E di nuovo le leggi e le regole che bisogna ingoiarsi con il solito accompagnamento della manata sulle spalle… lascia correre… lascia fare… non piantiamo grane.Ecco la mia tristezza. Il mio timore ossessivo, ma ho scoperto stasera che questo dubbio lo sto dividendo con tutti i comitati qui presenti, è che chi sarà scelto a salire sul podio del Comune alla fine sarà spinto a seguire questa soluzione. Noi temiamo che il vincente non avrà la determinazione di tener fede fino in fondo a quello che ha promesso, noi testimoni, a proposito della difesa di questa grande trasformazione: l’impegno assoluto di voler ad ogni corso liberarci dall’aria malsana, dal caos del traffico, la volontà di costruire case non per speculare come sempre ma per dare rifugio ai cittadini, aiuto e sicurezza ai bambini e agli anziani, spaccare la logica di una Milano fatta di un centro, isola di benessere e una periferia dormitorio e palestra di criminalità… Insomma cambiare pagina, cambiare linguaggio, cambiare sistema, cambiare cultura, buttare all’aria la logica del compromesso, dell’accettazione… del tiriamo a campare… e del chi ce lo fa fare di aver contro quelli che contano! (applausi).
Ma mi chiedo: erano solo belle parole quelle che tutti noi candidati alle primarie abbiamo snocciolato per giorni e giorni davanti a platee diverse? Noi l’abbiamo promesso questo radicale cambiamento. Bisognerebbe fare come nei grandi riti della storia antica: un solenne giuramento con il fuoco, con le mani levate in aria, davanti ai bambini, giurare davanti a tutte le donne della comunità, davanti alle madri che gridano in coro: “Se ci tradirai, dovrai ucciderti davanti a noi.” Ma siamo fuori da questo tempo, ormai i giuramenti si fanno soprattutto in politica e non sei tenuto a rispettarli. Così tutto diventa una seria buffonata. Ed è questo che non sopporto. Odio il mondo del compromesso. (applausi)Io ho avuto una grande fortuna nella mia vita e ho affrontato situazioni davvero pesanti, difficili, da tremare, non ho dormito le notti.
Non so se voi potete immaginare che cosa significhi debuttare a New York, per esempio, in uno dei più grandi teatri del mondo oppure a Parigi, oppure metter su un’opera con 250 persone da dirigere e coordinare, rischiando capitali enormi, costretto al successo ad ogni costo, evitando il crollo, non solo finanziario. Se lo spettacolo fallisce, rischia di fallire anche il teatro, rischi di fallire tu stesso, la tua storia, tutto quello che hai fatto in una vita.Ebbene, vi assicuro che non è niente rispetto alla tensione che ho all’idea che potrei anche essere eletto sindaco (applausi). Ci sono dei giorni in cui mi dico: “Speriamo mi vada male” (risata). Perché quello che ci aspetta, che aspetta ad ognuno di noi candidati se vincente, è un impegno mastodontico di fatica, di forza, di tenacia e di coraggio.Parliamoci chiaro: la città che ci lasciano sembra una banca dopo un assalto di rapinatori, una città che ha subito un bombardamento come fosse Baghdad.
Ma, in mezzo a tanta angoscia, questa sera ho vissuto un momento di grande conforto. Era bello sentire parlare delle persone, soprattutto delle donne, ognuna di un quartiere con una propria storia, esporre con forza e passione, con coscienza e conoscenza, scoprire la sapienza che emanavano nei loro discorsi.Allora forse la soluzione è proprio questa: che siate voi a dirigere questo paese, questa città. Non è una boutade (applauso): dovete essere voi! Il sindaco deve essere soprattutto un coordinatore di intelligenze, giacché qui noi questa sera le abbiamo viste chiare.Basta così.
Dario Fo, 18 gennaio 2006

Biglietti disponibili anche: presso il gazebo di S. Babila, ufficio di P.ta Romana 132, biglietterie del Mazdapalace per info e segnalazioni 0258430506


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Ti piacerebbe che Dario Fo diventasse Sindaco di Milano? Allora scarica ciò che vuoi e realizza con noi la campagna elettoreale. Grazie!
Io sostengo la canditatura di Dario Fo a Sindaco di Milano con:

con...vincendo un milanese a votarlo alle primarie del 29 gennaio!!!!
Miracolo a Milano
Fo sindaco di Milano sarebbe un miracolo.Una di quelle cose che succedono ogni tanto nella vita, una cosa bella.Uno squarcio di luce nello smog, nella politica-economia, nell'apatia, nella mancanza di coraggio.Un’alternativa al candidato intercambiabile di destra e di sinistra.Al candidatopatinatoordinatoligioalpartito.Alla candidatapatinatatruccataligiaalpartito.Ai grattacieli e ai parcheggi.

I miracoli stanno già avvenendo nel mondo, in Cile con l’elezione della Bachelet e in Liberia con l’elezione di Ellen Johnson Sirleaf.Milano deve tornare a sorprendere, a farci sognare.
Fo è una persona onesta e l’onestà deve essere la discriminante per le scelte politiche oggi in Italia.Non ce ne restano altre.
Con Fo abbiamo la possibilità di entrare in Europa, di fare di Milano una città europea, con le biciclette per le strade, con i parchi per i bambini, con il ritorno alla gioia di vivere, con le mostre, con il cittadino al centro di ogni scelta per l’acqua, l’energia, la rete.
Fo fa paura alla destra e ai suoi immobiliaristi, alla sinistra e ai suoi equilibri interni di potere ammuffito.Fo fa paura.Di Fo non si parla.
Allora ne parlo io, attraverso le sue parole, con il suo bellissimo discorso elettorale:"Io non sono un moderato",che vi invito a diffondere.
Beppe Grillo.

02 gennaio, 2006

Thomas Hobbes(Filosofo)

Thomas Hobbes nacque a Malmesbury, in Inghilterra. Compì gli studi ad Oxford, fece il precettore presso alcune famiglie nobili e viaggiò per tutta l'Europa. Come precettore di Carlo Stuard, seguì la corte a Parigi quando nel 1640 la dittatura di Cromwell costrinse la monarchia all'esilio.
Tornato al trono la dinastia regale, Hobbes fu premiato per la fedeltà con un vitalizio a vita che gli permise di dedicarsi esclusivamente alla filosofia. (1588-1679).
La fama di Hobbes è legata principalmente alla sua opera Leviatano, nella quale esponde le dottrine del meccanicismo scientifico e dell'assolutismo politico. Il primo tema è trattato dai capitoli dall'uno al tre di questa scheda, il secondo tema dal quarto capitolo.
Nonostante il significato di bene sia relativo e soggettivo , almeno su una cosa , la conservazione della propria vita e l' integrità del proprio corpo , tutti gli uomini si trovano dello stesso parere . Ma proprio questo bene viene messo in forse nello vstato di natura che precede la costituzione della società civile . In questa condizione infatti , non esistendo alcuna autorità che freni l' arbitrio individuale , l' uomo é indotto a ricercare il proprio vantaggio a danno di quello degli altri in parte per necessità , dal momento che egli deve contendere loro i pochi beni che la natura offre , in parte per sua propria volontà , visto che per natura egli é incline non alla socievolezza ma all' aggressività nei confronti del prossimo : ecco allora che Hobbes stravolge la concezione aristotelica dell' uomo come animale politico , portato dalla sua inclinazione naturale a vivere insieme ai suoi simili negli agglomerati urbani . Hobbes riprende quanto diceva già Plauto : homo homini lupus ; l' uomo é lupo all' uomo , non gli é amico ! Non a caso Hobbes dice : La condizione dell' uomo é una condizione di guerra di ciascuno contro ogni altro : lo stato di natura é quindi un perpetuo stato di guerra ( bellum omnium contra omnes ) nel quale , trovandosi nella necessità di difendere se stesso e i propri averi con il solo ausilio delle proprie forze , ciascun uomo detiene un diritto su tutte le cose ( ius in omnia ) che lo autorizza a compiere ogni azione e a servirsi di ogni mezzo che egli soggettivamente reputi opportuni per raggiungere quello scopo primario . In altri termini , nello stato di natura il diritto si estende tanto quanto la propria forza . In questa condizione , in cui tutti sono nemici di tutti e detengono un diritto su tutto , nessuno può essere certo di non incorrere nel massimo dei mali , la morte violenta . Ed é proprio per questo che bisogna uscire dallo stato di natura , obbedendo alle leggi naturali medianti le quali la ragione calcolatrice indica all' uomo i mezzi necessari per conseguire il fine supremo dell' autoconservazione . La legge di natura fondamentale comanda di cercare e realizzare la pace , che é la prima condizione di ogni sicurezza personale . Ma la pace può essere ottenuta soltanto quando ciascun individuo stipuli con tutti gli altri un patto , nel quale ognuno rinuncia a gran parte del suo diritto naturale su tutto ( mantenendo solamente il diritto alla vita e all' integrità fisica ) e consente a una persona sola ( o a un' unica assemblea di persone ) di conservare il diritto naturale della sua interezza . La società che nasce da questo patto é una società politica o Stato ; coloro che rinunciano al diritto naturale diventano sudditi , mentre la persona o assemblea che lo conserva assume la funzione di sovrano . Di conseguenza quest' ultimo entra in possesso di una forza irresistibile , in grado di dominare tutte le altre con la sua incomparabile superiorità , rendendo impossibile quella guerra naturale che nasceva dall' equivalenza delle forze individuali e , quindi , dalla speranza di ognuno di poter sopraffare l' avversario . Alla molteplicità delle volontà individuali , sempre in conflitto tra loro , si sostituisce inoltre l' unità della volontà sovrana , che decide per tutti che cosa sia giusto o ingiusto , dando significato a termini che nella condizione naturale , dove il diritto di natura legittimava ogni cosa , non potevano avere alcun valore . Nelle mani del sovrano é riposto un potere illimitato : e ciò non soltanto perchè il sovrano é l' unica persona a detenere , nello Stato , il diritto naturale su ogni cosa , ma anche perchè egli beneficia del contratto senza impegnarsi in esso : infatti , il patto é stipulato reciprocamente tra gli individui in favore del sovrano e non tra gli individui e il sovrano . Il pactum unionis e il pactum subjectionis , che scandivano i due momenti della creazione dello Stato secondo la tradizione giusnaturalistica per Hobbes coincidono : gli individui si riuniscono in una comunità politica solamente nel momento in cui ( e per il fatto che ) rinunciano a gran parte dei loro diritti naturali in favore del sovrano . Per questo il problema della forma di governo diventa secondario ,, in quanto il potere del sovrano é sempre assoluto , indipendentemente dal fatto che sia formalmente detenuto dal popolo , dall' aristocrazia o dal re , anche se ciò non impedisce a Hobbes di esternare la sua preferenza per la monarchia , nella quale l' unità della volontà politica coincide con l' unicità fisica della persona che governa . Il pensiero di Hobbes é pertanto generalmente considerato come il modello teorico dell' assolutismo politico , anche se una sua corretta interpretazione esige che esso venga inquadrato nella particolare situazione storica cui si é prima fatto cenno . Importantissima é poi la posizione assunta da Hobbes a riguardo dei rapporti tra Stato e Chiesa : se l' unicità e l' indivisibilità del potere sovrano é la condizione essenziale per garantire la pace all' interno dello Stato e impedire che la forza torni a frantumarsi in una molteplicità di fazioni in reciproco conflitto , lo Stato non può tollerare una Chiesa che gli si contrapponga come potere autonomo : é assurdo che i sudditi siano obbligati a riconoscersi sudditi dello Stato e della Chiesa allo stesso tempo : la Chiesa si configura agli occhi di Hobbes come contropotere rispetto allo Stato , come Stato dentro allo Stato . La Chiesa deve quindi far parte dello Stato e il capo di quest' ultimo eserciterà la sua autorità anche sulla gerarchia ecclesiastica . La filosofia di Thomas Hobbes rappresenta una risposta in senso assolutistico non solo alle forze economico-sociali che minavano l' integrità del potere regio , ma anche al movimento puritano che indeboliva la subordinazione della Chiesa anglicana al re : l' una e l' altra tendenza alla decentrazione del potere si traducevano necessariamente , secondo il calcolo razionale delle conseguenze , in un ritorno allo stato di natura e du guerra , come il conflitto civile avrebbe avuto modo di dimostrare .
1. Il materialismo e il meccanicismo scientifico

Secondo Hobbes le uniche entità veramente sperimentabili e quindi verificabili sono i corpi, la materia estesa. Inutile tentare di indagare le sostanze che trascendono le possibilità dell'evidenza materiale, esistono solamente i corpi e il loro movimento, responsabili di tutti i fenomeni naturali. Tutto il mondo è quindi incluso nella logica meccanicista della ragione pura, ogni cosa è da ricondurre a fatti meccanici, gli unici fatti che posseggono, nella loro purezza matematica, il grado di verità epistemica (certa e incontrovertibile).

E l'anima? Anch'essa è sottoposta a questo ineludibile meccanicismo? Secondo Hobbes anche l'anima è materiale e meccanica, in quanto le idee sono solo la conseguenza di azioni meccaniche esterne al pensiero. L'idea prenderebbe quindi forma in conseguenza di una serie di attività cinetiche riconducibili alla meccanica della materia cerebrale.

Tutti i giudizi devono quindi spogliarsi di qualsiasi connotazione soggettiva e confluire in una interpretazione oggettiva, geometrica ed esclusivamente matematica della realtà.
Questa visione profondamente materialista del mondo risente ovviamente di una forte influenza degli studi galileiani sull'inerzia e sul movimento e in generale del clima che si respirava in Europa conseguente alla rivoluzione scientifica: Hobbes e gli empiristi credettero di poter applicare il nuovo ed efficace metodo scientifico, che di fatto riduceva le meccaniche del mondo sensibile a rappresentazioni matematiche univoche e determinate, a tutti gli aspetti della vita umana, compresi quei temi (l'anima e le idee) da sempre terreno prediletto della metafisica.
Per Hobbes l'uomo è un animale, un meccanismo tra i meccanismi, ma un animale dotato di una qualità che non si trova nelle altre speci: la ragione. L'uomo è quindi animale razionale, ed è la ragione che rende l'uomo superiore alle altre forme viventi.
2. Il convenzionalismo linguistico

Se tutto è materiale è ovvio che non esistano nemmeno idee innate ed anime preesistenti. Le idee (immagini della mente) si manifestano nel mondo reale attraverso le parole. Nell'ambito della sua visione meccanicista, Hobbes riconduce quindi il problema delle idee a un problema linguistico, in modo da ricondurre le idee (private di qualsiasi componente trascendentale e metafisica) alla determinazione e all'esattezza dei giochi linguistico-sintattici.In particolare le idee vengono associate alle parole in modo convenzionale ed arbitrario, non esiste ovviamente una stretta causalità tra l'essenza di un una cosa con la parola corrispondente in una certa lingua. Le idee non hanno quindi nessuna relazione "platonica" con gli oggetti che vogliono rappresentare. Tale posizione si usa definire convenzionalismo linguistico, in quanto i termini vengono assegnati agli oggetti per decisione convenzionale degli uomini che condividono una determinata lingua e un determinato linguaggio.

Ad esempio, l'immagine mentale del cane non necessariamente deve corrispondere al susseguirsi delle lettere c, a ,n, e; il fatto che ogni lingua faccia corrispondere una determinata serie di lettere all'idea di cane dimostra che le parole sono assegnate alle cose in modo indipendente dalla loro immagine mentale.
3. La protocibernetica

Hobbes è considerato, in certo qual modo, il padre della cibernetica, o almeno un lontano progenitore della cibernetica moderna. Sempre nell'ambito della visione strettamente meccanicista della realtà, Hobbes arrivò alla conclusione che le relazioni che si instaurano tra i pensieri entro il linguaggio sono trattabili in termini di addizione e sottrazione.Ogni operazione mentale è riconducibile ad un'aritmetica di segni: l'affermazione è un'addizione di termini, la negazione una sottrazione. Più affermazioni addizionate tra loro portano ad una deduzione. Ragionare vuol dire quindi computare, calcolare e matematizzare i segni semantici (semantica=studio dell'assegnazione dei segni e delle parole alle cose e agli oggetti).
4. L'assolutismo politico

Nello studio degli aspetti sperimentabili della realtà rientrano più che mai l'etica e la politica. Nel Leviatano, Hobbes si domanda quale possa essere lo stato di natura dell'uomo, ovvero quale direzione prenderebbero le vite gli uomini nell'assenza di ogni struttura sociale (in uno stato primitivo della convivenza umana).Hobbes afferma che lo stato di natura dell'uomo è la guerra di tutti contro tutti (Bellum omnium contra omnes), e che ogni uomo è lupo per gli altri uomini (homo homini lupus).Nello stato naturale ognuno ha diritto su tutti, ogni uomo aspira a soverchiare il suo prossimo, i desideri di potere di ogni uomo si sovrappongono e si scontrano inevitabilmente.

Ciò che può porre un limite a questa situazione di anarchia è il patto sociale che porta inevitabilmente alla costituzione di uno stato sovrano. Attraverso un patto sociale gli uomini rinunciano quindi alla loro assoluta libertà individuale e si affidano ad un uomo o ad un gruppo di uomini che li possano guidare, cancellando il caos e facendo confluire le molteplici volontà contrastanti dei singoli uomini in una sola volontà regolamentatrice.

Dunque, secondo Hobbes, si pone fine alla guerra di tutti contro tutti solamente assoggettando la volontà dispersa dei molti in un'unica volontà sovrana ed asssoluta (Lo stato diventa il Leviatano, il mostro biblico, un Dio mortale appena al di sotto del Dio immortale).
L'interesse supremo della pace e della prosperità, dell'assenza dei conflitti e della moderazione tra le parti contrarie, è conseguibile solamente attraverso la forma dello Stato assoluto. I punti principali di questa dottrina dell'assolutismo politico sono:

1. L'indivisibilità del potere sovrano, attribuito ad un solo uomo ad una sola assemblea;
2. Il dovere di obbedienza dei sudditi;
3. La superiorità dello Stato sulla legge, il sovrano non è legato da nessun tipo di contratto sociale ai suoi sudditi, essi invece, stipulando un patto sociale, si assoggettano ad un contratto negativo che li priva della propria libertà;
4. La proibizione di ogni ribellione, anche quando il sovrano va contro gli interessi dei sudditi;
5. La fusione dell'autorità politica con quella religiosa.
Tale giustificazione dell'assolutismo è conseguenza della meccanicità alla quale tutto il mondo è soggetto: in esso il principio razionale non deve guidare solo la scienza degli uomini, ma penetrare nelle loro stesse vite attraverso l'imposizione razionale di un potere assoluto che pone fine alla naturale anarchia che scaturirebbe dalla prevaricazione di ciascun uomo sull'altro.Il pensiero di Hobbes si pone quindi in contrasto con la visione politica più moderata di Locke e Hume, i quali, pur assimilabili al pensiero empirista, consideravano lo stato di natura dell'uomo più positivamente, attraverso l'affermazione dell'uomo come animale sociale.
"La condizione dell' uomo é una condizione di guerra di ciascuno contro ogni altro".
Dobbiamo dedurre che fino ad oggi l'umanità non ha smentito alcuni filosofi, mi auguro che a breve si possa con intelligenza, logica, buon senso, e altruismo arrivare là dove è giunto solo Cristo. Se aiutiamo gli altri aiutiamo noi stessi, se amiamo il prossimo amiamo noi stessi.
Il rispetto è fondamentale, il libero arbitrio porta alla distruzione dell'umanità, oggi stiamo assistendo purtroppo all'inizio della fine dell'umanità se essa stessa o una maggioranza continua nei suoi loschi profitti.