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Falluja: la città bombardata con il fosforo dagli Usa
Nella guerra in Iraq, decisa e combattuta per scovare e distruggere le armi di distruzione di massa di Saddam Hussein, mai trovate, sono stati usati da parte dell’Esercito americano agenti chimici che hanno provocato la morte di civili. È quanto emerge da un’inchiesta condotta da RaiNews 24, che ha tra l’altro raccolto alcune testimonianze di marines americani che hanno preso parte ad uno dei più sanguinosi e soprattutto misteriosi episodi della guerra in Iraq: l’assedio della città sunnita di Falluja, che si è concluso un anno fa. In quella occasione gli assalitori fecero largo uso di fosforo bianco e napalm, armi che uccidono provocando un calore intenso che “scioglie” i corpi o genera terribili ustioni. L’uso del napalm durante la prima fase dell’attacco terrestre nel sud dell’Iraq era noto ed era stato documentato da reporter che avevano visto cadaveri di soldati iracheni carbonizzati. Il Pentagono, dopo aver inizialmente cercato di negare l’evidenza, ha ammesso l’uso del Napalm «verde», meno inquinante di quello usato in Vietnam, e dunque «ecologico». I nemici muoiono, ma non inquinano. Il filmato della Rai ricorda anche che armi dello stesso tipo vennero usate da Saddam alla fine degli anni ottanta per sterminare la popolazione curda.
Ora, grazie alle testimonianze raccolte da RaiNews 24, si viene a sapere che non solo il napalm, ma anche il fosforo bianco, sono stati usati anche nelle fasi successive del conflitto con effetti devastanti come mostrano le immagini del bombardamento di Falluja e soprattutto le terrificanti fotografie che mostrano le vittime civili dell’assedio della città sunnita che, ufficialmente, cioè secondo il comando Usa ed il giornalisti embedded al seguito, si è concluso con l’uccisione di «2mila terroristi» e nessun civile. L’inchiesta è stata presentata lunedì nei locali della Federazione della Stampa dal direttore di RaiNews 24 Roberto Morrione, da Sigfrido Ranucci, il giornalista che ha raccolto la documentazione e le testimonianze, e dal curatore della trasmissine Maurizio Torrealta.
Oltre alle sconvolgenti immagini raccolte sul campo, il filmato propone la testimonianza del marine Jeff Englehart che tra l’altro dichiara davanti alla telecamera di RaiNew 24: «Ero in missione a Falluja all’interno della ranger zone, ero a 150 metri da dove si svolgeva l’attacco, abbiamo ricevuto l’ordine diretto che qualsiasi individuo che camminava o si muoveva era un obiettivo. Quando siamo arrivati in Iraq c’era uno standard di combattente: dai 18 al 65 anni, ma quando siamo giunti a Falluja il target è sparito perché effettivamente in città c’erano ragazzi di 10 anni che usavano il mitra. A Falluja ho visto i corpi bruciati di donne e bambini, il fosforo esplode e forma una nube. Chi si trova nel raggio di 150 metri è spacciato. Il fosforo brucia i corpi, addirittura gli scioglie».
Il soldato conferma anche che è stato fatto largo uso degli agenti chimici: «Ho sentito per radio l’ordine di fare attenzione perché veniva usato il fosforo bianco, nel linguaggio militare viene chiamato Willy Pete». Il filmato dimostra che, contrariamente a quanto detto dal Dipartimento di Stato, il fosforo non è stato usato in campo aperto per illuminare le truppe nemiche. Per questo scopo sono stati usati i traccianti. Questa pioggia di fuoco, scaraventata dagli elicotteri americani la notte dell’8 novembre (che si vede nel filmato Ndr) sta a provare che l’agente chimico è stato usato in maniera massiccia e indiscriminata. L’inchiesta propone anche la testimonianza di Peter Kaiser, dell’ufficio Onu che si occupa del controllo sugli armanenti, secondo il quale il fosforo considerato «arma chimica» quando viene utilizzato contro le persone e non come fumogeno o innesco per altri tipi di bombe. L’inchiesta intitolata “Falluja, la strage nascosta” squarcia dunque il velo che il comando Usa ed il giornalismo al seguito ha creato attorno ad un episodio cruciale della guerra, l’assalto di Falluja, giustificato come necessario per colpire e distruggere i covi di Al Qaeda.
Un esperto militare conferma all’Unità che «il fosforo bianco penetra nella carne e continua a bruciare», ed aggiunge che la convenzione sulle armi chimiche non vieta espressamente questi tipo di armamento. Il generale Franco Angioni, oggi parlamentare Ulivo-Ds, fa notare che «fosforo bianco e napalm sono tecnicamente elementi chimici. Il fosforo, quando viene a contatto con l’ossigeno, sprigiona un forte calore che può provocare ustioni anche di terzo grado. Chi si trova in quell’area non ha scampo. I trattati internazionali vietano in primo luogo l’uso di gas asfissianti o irritanti. Negli anni 80 alcuni stati proposero, ma senza riuscirvi, di vietare anche napalm e fosforo bianco che sono considerati armi letali ed svolgono un’azione deleteria, agendo tuttavia in un ambito circoscritto, hanno 50-100 metri di portata. Napalm e fosforo non possono dunque essere considerate armi di distruzione di massa, ma, tecnicamente, si tratta di elementi chimici».
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