L'ISOLA DEI......
che cercano disperatamente di modificare leggi per i loro usi e consumi
e rimanere saldi al governo pur essendo criminali incalliti.
di Marco Travaglio
Mentre la maggioranza è intenta a realizzare in tempo per le elezioni un altro punto qualificante del "papello" di Totò Riina, cioè la modifica della legge Rognoni-La Torre sul sequestro dei beni ai mafiosi, finisce in galera uno degli ultimi leader dell'Udc siciliana a piede libero: il deputato regionale David Costa, considerato il pupillo del boss Bonafede e che in una commossa telefonata al padre si definisce "pupillo di Casini". Il quale Casini, inteso come il presidente della Camera, la terza carica dello Stato, quello che telefonò a Dell'Utri poco prima della condanna per mafia, gli aveva garantito la ricandidatura. Ora le cose si complicano appena: candidare un detenuto potrebbe rivelarsi impresa ardua persino per l'Udc. Ma soprattutto per il detenuto, che sarebbe costretto a tenere i comizi nell'ora d'aria o a chiedere qualche permesso premio per arringare le folle. Nel qual caso, come insegna Cetto La Qualunque, l'eroe di Antonio Albanese, si può tranquillamente comiziare con le manette ai polsi. Anzi, in certe zone si risulta persino più persuasivi.
Chi vede la tv di regime non può capire cos'è l'Udc. Per capirlo bisogna andare in libreria e acquistare un dvd che andrebbe in tv in qualunque democrazia. Infatti in Italia è proibito. S'intitola "La mafia è bianca" e racconta le gesta di Cuffaro e dei suoi boys. Gli autori, Bianchi e Nerazzini, lavoravano a Sciuscià, opportunamente chiuso come "criminoso" proprio perché mostrava i fatti.
Chi vede "La mafia è bianca" capisce bene cos'è l'Udc, ma anche perché Sciuscià è stato chiuso. Basta immaginare che accadrebbe se entrasse nelle nostre case al posto delle solite porcherie sul delitto di Cogne e sulla Lecciso. Cuffaro, immortalato da telecamere e microspie mentre chiacchiera al telefono e in albergo con gli amici degli amici, dovrebbe dimettersi o verrebbe cacciato a pedate a furor di popolo. Invece viene cacciato Santoro con la sua squadra e rimpiazzato da insetti, garofane e vespini "de sinistra" che di mafia e politica non parlano, o fingono di parlare senza far nomi nè entrare nel merito.
A un certo punto Cuffaro ammette candidamente di aver chiesto voti ad Angelo Siino, mafioso noto a tutti fuorchè a lui: "Lo credevo un pilota di rally", dice il governatore Vasa Vasa. Lui è fatto così: i voti li va a chiedere ai piloti. Per le prossime elezioni ha già chiesto un appuntamento a Michael Schumacker.
La questione penale non c'entra: il reportage mostra i fatti. Se poi quei fatti siano anche reati, lo stabiliranno i giudici. Ma che questi fatti siano un'indecenza, lo stabilisce chiunque li conosca. Ecco perché quel reportage è proibito in tv e bisogna guardarselo clandestinamente a casa: chi lo vede capisce.
Il mensile Antimafia2000 pubblica un inserto su tutti i politici che la magistratura ha accertato aver intrattenuto rapporti con mafiosi (a prescindere dal fatto che quei rapporti siano reato o no). L'Udc, fedele al motto "Io c'entro", primeggia addirittura su Forza Italia. Il suo "padre nobile" è Calogero Mannino, imputato per mafia davanti alla Corte d'appello di Palermo. Poi c'è Cuffaro, rinviato a giudizio per favoreggiamento alla mafia, salvato da un regalo della Procura dall'accusa di concorso esterno, e dunque promosso presidente dell'ultimo congresso Udc.
Invece un altro deputato regionale, Bartolo Pellegrino di "Nuova Sicilia" (indagato per false dichiarazioni al pm), li definiva "sbirri": "ma in senso positivo, a indicare la mia devozione per come onorano la divisa". Completano il quadro Mimmo Miceli, consigliere comunale a Palermo, arrestato e rinviato a giudizio con Cuffaro & C.; e Nino Nicotra, ex sindaco di Acireale, arrestato. Se valessero per i partiti le regole vigenti per gli enti pubblici, l'Udc siciliana sarebbe già sciolta per mafia. Invece, per i partiti, valgono le regole dei reality show. Nell'Isola dei Mafiosi si attende la prossima nomination. Solo che qui il nominato non va fuori. Finisce dentro.
Il dopo V-day: qualcosa si è mosso
Non c’è dubbio, qualcosa si è mosso.
Ieri sera, al salone Comunale di Forlì, Marco Travaglio ha parlato di questa giornata storica, delle reazioni che ha generato, delle prospettive che ha aperto; erano tutti entusiasti. Un inciso: Travaglio, che sabato era in Piazza Maggiore a Bologna, ha spiegato come “nessuno abbia mai nemmeno nominato il nome di Marco Biagi durante le 12 ore nelle quali sono stato li“.
Casini & Co. sono talmente alla frutta che devono inventarsi queste fesserie per boicottare il messaggio positivo lanciato dal V-day.
Ma noi andiamo avanti con quello che stiamo portando avanti da due anni, fare un pò di informazione libera: cliccando sulle due immagini potete vedere altri video sulla giornata.
Diffondete gente, diffondete.