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22 settembre, 2013

UN RICORDO: AUGUSTO DAOLIO.


Augusto Daolio Un ricordo
Un Nomade chiamato Augusto

Mezza Italia ancora canta a squarciagola le sue canzoni, dirette ed immediate, malinconiche ma senza fronzoli esattamente com'era lui. Con la scomparsa di Augusto Daolio avvenuta tragicamente per una forma aggressiva di cancro allo stomaco, sembrava che nel gorgo sarebbe finito anche il suo gruppo, i Nomadi. Fortunatamente gli altri componenti della band hanno saputo reagire, e i Nomadi sono ancora oggi protagonisti del panorama italiano con le loro stupende canzoni. Augusto Daolio nasce a Novellara (Reggio Emilia) il 18 febbraio 1947.
La sua avventura nel mondo della musica comincia da adolescente e già da subito con il gruppo 'Nomadi': il complesso sarà destinato a diventare una band culto nella storia della musica leggera italiana. La personalità tenera e al tempo stesso debordante di Augusto segna nel profondo il destino dei Nomadi. La sua voce unica, leggermente nasale ma capace di mille inflessioni, il suo modo di stare sul palco, la sua capacità di trascinare il pubblico, ne fanno fin da subito una sorta di bandiera, nonchè il simbolo e l'anima del complesso. Anche la sua vena creativa non è seconda a nessuno. Autore di testi bellissimi, poi diventati capisaldi del vasto repertorio dei Nomadi, i suoi inni, le sue invenzioni poetiche sono fondamentali per tanti giovani degli anni '60 e '70. L'attività artistica di Daolio non si esprime nella musica. Riversa la sua straripante voglia di vivere anche nella pittura e nella scultura, con risultati per nulla disprezzabili.
La sua mano è guidata da una grande fantasia che lo porta alla ricerca di un modo e di uno stile assolutamente magici. La sua compagna di sempre è Rosanna Fantuzzi che dopo la morte del vantante fonderà l'Associazione "Augusto per la vita". Il rapporto con il suo pubblico è stato sempre stupendo. Augusto non si è mai considerato un grande "divo", amava stare con la gente comune, con i fans, o meglio, gli amici che accorrevano numerosi ai vari concerti. Una delle sue doti principali era proprio la semplicità. Anche nelle ultime fasi della sua malattia, continuava ad avere quella forza, quella caparbietà che lo aveva reso quel grande uomo che era. Augusto Daolio è scomparso il 7 ottobre 1992. Il 13 marzo 1993, dopo il grande dolore, la band ha ripreso la sua attività. A tenere alta la bandiera dei Nomadi, e implicitamente quella di Augusto, sono poi entrati a far parte del gruppo Danilo Sacco (voce e chitarra) e Francesco Gualerzi (voce e strumenti vari).

Ecco un'altra voce che ricordiamo e ricorderemo finché avremo memoria. Era bella, la voce di Augusto, perché era intensa, sincera,dolente, forte e rabbiosa, eroica come può esserlo un grido di pace nel bel mezzo del fragore della guerra. Aveva un timbro inconfondibile, era suo e solo suo, così come accade ai grandi interpreti, aveva un rapporto originale con l'intonazione, ed era in grado di giocare, senza compiacimenti, sotto o sopra le righe dei toni, anche in questo caso assieme a quei pochi che sanno farlo, accendendo la sorpresa in chi ascolta e tenendola desta. Era una voce familiare, calda a dispetto di quella connaturata timbrica graffiante. I suoi acuti, che suonavano, allora e oggi, duri atti d'amore e d'accusa nei confronti della disperazione e dell'impotenza del fare, del cambiare il mondo e le cose che ci stanno attorno, hanno accompagnato la nostra vita, hanno cullato le nostre domeniche senza timone, i nostri grigi ritorni a casa, le nostre disarmonie, il nostro, mai risolto, disadattamento. Come si fa a dimenticarlo?

“Come potete giudicar, come potete condannar, chi vi credete che noi siam, per i cappelli che portiam...”: era il 1966 – sembrano secoli fa – e la forte voce di Augusto Daolio cantava il manifesto di una generazione che non voleva essere giudicata dai pregiudizi e dalle imposizioni della società.

Era il 1966 e i Nomadi partecipavano al Cantagiro con questa canzone (cover di The Revolution Kind di Sonny Bono) presi regolarmente a sassate da chi non capiva e censurati dai funzionari Rai che capivano. Era la cifra, l'insegna, lo stemma del loro essere, da subito, diversi e fuori da ogni business, lontani da ogni logica commerciale ma dentro – assolutamente dentro – il loro tempo, la loro musica, il loro essere. Iniziava l'avventura di questo gruppo di giovani emiliani fondato nel 1962 da Beppe Carletti e quindi da Augusto Daolio. Serate nelle balere, un'estate fantastica a Riccione a suonare nel Frankfurt Bar e poi il primo disco: Donna la prima donna, cover da Dion De Mucci firmata dall'esordiente Mogol, registrata a due piste.

Erano gli anni di Radio Luxembourg, dei primi vagiti beat con i Beatles...I Nomadi (Augusto, Beppe, Franco Midili, Gabriele Copellini, Gianni Coron) vivevano in questa dimensione musicale internazionale ma provincialmente umana, sempre radicati alle loro radici fra Reggio e Modena dove incontrarono lo studente Francesco Guccini facendone conoscere le prime canzoni (come Dio è morto). Quanta strada è passata, quante mode si sono affermate e sfatte, quanti esperti li hanno emarginati, ma quanta gente è diventata popolo nomade! Loro sono rimasti su quel palco a dire le loro cose macinando musica e chilometri, almeno duecento concerti all'anno, una discografia impressionante, un impegno dichiarato, affermato, vissuto, attraverso il leader carismatico Augusto: cantante, musicista, pittore, scultore, poeta, amico. E, all'apice, nel 1992 la tragedia: prima la scomparsa Dante Pergreffi. Qualche mese dopo Augusto. Un vuoto immenso...
Beppe Carletti ha deciso di continuare il viaggio che i Nomadi (i cui musicisti, negli anni, sono più volte cambiati) e Rosanna Fantuzzi, compagna di Augusto, ha fondato l'associazione “Augusto per la Vita” che organizza mostre delle opere di Daolio in ambiti particolari come la Basilica di Santa Croce a Firenze e la Basilica di San Francesco ad Assisi (dove, recentemente, è stato assegnato alla memoria di Augusto il premio di “artista per la pace”), incontri, manifestazioni attraverso le quali si raccolgono fondi da destinare alla ricerca scientifica contro il cancro: sinora circa mezzo miliardo di lire. E così, dieci anni dopo quel tragico giorno che vide migliaia di persone rendere omaggio ad Augusto a Novellara, il ricordo di quest'uomo è vivissimo, radicato, evocato dai più giovani che l'hanno conosciuto attraverso la sua musica, i suoi disegni, i suoi scritti. Un fenomeno che giustamente sfugge all'informazione modaiola per innervarsi invece nell'anima di un'immensa platea.

“Augusto – ci dice Rosanna – per trent'anni non ha solo cantato, ma raccontato a tre generazioni la vita fatta di gioie dolori, di vita e di morte, lo ha fatto con grande pazienza non trascurando mai la persona dimostrando rispetto ed affetto per chi aveva davanti senza mai farsi condizionare. Spiegava perché cantava con rabbia, per questo il suo pubblico cantava con rabbia o con amore assieme a lui. Ha sempre regalato al suo pubblico più di quanto a volte potesse dare, e questo probabilmente la gente lo ha capito, ha capito che è bellissimo sentirsi amici con “quello” che dal palco ti dice delle cose, perché poi guardandoti negli occhi non si stancherà di ridirtelo. Che la vita è meravigliosa se hai degli amici che ti capiscono e vivono con te le emozioni, ma tu devi soprattutto non barare mai e Augusto non lo ha mai fatto fatto perché credeva sopra ogni cosa nei rapporti umani. La sua voce e le sue immagini sono e rimeranno nel tempo indelebili come il suo pensiero, sarà un po' come sentirci ancora raccontare da lui che la vita è bella nonostante le sue contraddizioni”.

La domanda sorge spontanea: che significato ha l'Associazione Augusto per la Vita? “Soprattutto ha dato a noi che gli volevamo bene e chi ci siamo visti privati di lui, la voglia di combattere in qualche modo perché altri non provassero questa privazione. L'associazione infatti finanzia borse di studio sulla ricerca oncologica o strutture ospedaliere che supportano i pazienti malati di tumore: quando nacque l'associazione eravamo lontani dal pensare che sarebbero nate in seguito attorno ad essa centinaia di manifestazioni per sostenerla. Dalla piccola raccolta personale, al concerto di cantanti e gruppi indistintamente accomunati dal desiderio di ricordare Augusto in modo utile. Dall'anno scorso è iniziato un tesseramento annuale: sentiamo di avere ancora una lunga strada da percorrere assieme agli amici di augusto, perché è questo che ci muove, la certezza che il nostro lavoro porti avanti anche se con grande umiltà un frammento dei suoi pensieri”.

Poco prima di lasciarci, augusto scriveva: “Ma noi saremo più forti di tutto e ci troveremo ancora a ridere, scherzare, e impareremo a tenere in un angolo del nostro cuore i nostri ricordi più intimi, la verità solo nostre”. Ma che film la vita!