FOTO OTTICA VISION : STORIE DI TUTTI I GIORNI

Per chi ha problemi visivi la prima azione che compie è la ricerca di un medico specializzato in oculistica, poi un ottico che possa interpretare al meglio le richieste e necessità dell'individuo sia persona adulta che bambino.Sorridiamo Vedendo.

30 dicembre, 2005

892 892 892

Tecnologia

Giorgio mi scrive:
Ciao,mi chiamo Giorgio e sono uno dei tanti operatori telefonici sfruttati miseramente dal servizio 892 892.
La grande fregatura (se non truffa) avviene all'oscuro delle persone che incosciamente chiamano. Chi meglio di me può avvertire tali persone?
La massa delle persone pensa che il guadagno dell'892 consista nell'oneroso costo della telefonata (costa piu di 1.80 euro al minuto), ma la grande furbata sta nel fatto che nel momento in cui un operatore inoltra la chiamata, cosa che io stesso vengo quasi obbligato a fare, il cliente continuerà a pagare la tariffa 892, quindi di conseguenza quando inoltro il numero di un cittadino, di un'azienda o perfino un NUMERO VERDE si continuerà a pagare 1.80 euro al minuto, soldi che vengono intascati dall'892 ( e dalla cara amica Telecom indirettamente ).
La cosa buffa è che la stessa azienda ci spinge a inoltrare le chiamate e minaccia noi operatori di tagli e licenziamenti per chi inoltra poche chiamate, mentre alla gente non viene mai detto che il costo della telefonata rimane invariato. Ciao ciao Giorgio
Questo blog è a disposizione dei responsabili del servizio 892 892 per una smentita dettagliata.

By Daniele Luttazzi

27 dicembre, 2005

Interviste a Daniele Luttazzi


Provoco, ergo sum, di Stefania Rossini, L’espresso, 10 luglio 2003
Visto da vicino, Daniele Luttazzi è esattamente come appare in tv: occhi accesi, muscolatura rigida, linguaggio torrentizio e colto, risata di gola come intercalare. Inutile chiedersi se stia replicando il suo personaggio di comico o se davvero la sua natura sia questa: rapsodica, severa, elitaria, razionale e, soprattutto, blasfema.

L’intervista a Travaglio ha cambiato la sua vita. Se ne è mai pentito?
Neanche un po’.
La rifarebbe?

Certo. Berlusconi ha fatto la vittima perché è il suo modo di lucrare consensi, ma ciò che davvero non ha sopportato è che sia stato un comico, all’interno di un programma di intrattenimento, a far parlare l’autore di un libro che lo riguardava.
Forse non ci siamo abituati. Lei non è Bruno Vespa.
Ho fatto ciò che Vespa non farebbe neanche sotto tortura, ma che in altri Paesi si fa normalmente. Tutti dicono di ammirare David Letterman, lo showman americano che dà del tonto e del cocainomane a George Bush, ma se arrivasse in Italia durerebbe mezzo secondo.
Ha provato a ripresentarsi in Rai?
Eccome! Dicono: non ci interessa. C’è tutta gente nuova e molto ubbidiente. Carlo Freccero, che è un genio della tv, è tenuto in una stanzetta a fare nulla.
Ma lei cosa va a proporre?
Un monologo satirico di un quarto d’ora, da mandare in onda ogni sera dopo il tg. Sarebbe la vera alternativa a “Striscia la notizia”, farebbe grandi ascolti. Ma hanno paura di non potermi controllare e di ritrovarsi un programma per un pubblico intelligente, mentre loro pensano di avere solo un pubblico da educare.
Ammetterà però che qualche volta ha esagerato. A quale pubblico si riferiva, per esempio, mangiando in diretta cacca al cioccolato?
A tutti, cioè alle persone capaci di entusiasmarsi, di stupirsi, di irritarsi o anche di scandalizzarsi. Le feci riguardano il corpo, quindi da una parte il comico, dall’altra il sacro. Ci sono ancora popolazioni, come gli indiani Pueblo, che bevono urina e mangiano feci nelle loro cerimonie religiose. Loro non hanno dimenticato che non c’è sacro senza cacca.
Anche sui temi del sesso lei non conosce mezze misure…
E perché dovrei? Essere osceni è il mestiere del comico. Inoltre il corporeo e la sua oscenità si impongono con evidenza se sei uno spirito sensIbile. Pensi a Mozart, che è il mio Dio, e alle lettere licenziose che intratteneva con la cugina. Da Aristofane in poi gli argomenti della satira sono quattro: politica, religione, sesso, morte. Non se ne esce. Questi temi occupano la nostra vita e le relazioni che abbiamo con il prossimo. Il campo da dissodare è vastissimo e il mio unico cruccio è che non basti il tempo di una vita per farlo.
Nel suo “ 101 cose da evitare a un funerale “, una sua battuta dice: “Evitare di avvicinarsi alla bara e mettersi a fare paragoni fra la lunghezza del proprio organo sessuale e quello del defunto.” E’ sicuro che se ne possa ridere?
Si può, si deve. Quella battuta essenziale riguarda i temi primari. C’è la morte, c’è il sesso, c’è il sacro e forse c’è anche la politica. E’ una cosa normalissima.
Tanto normale non è. C’è solo lei in Italia a prendere a cazzotti questi temi.
In Italia forse. Ma nella storia della letteratura ce n’è a bizzeffe. Faccio un nome a caso: Rabelais.
Lei è sempre stato così o ha trovato un modo formidabile per essere unico?
Sono sempre stato così. A sette anni, mettevo in scena omicidi nelle varie stanze della casa: facevo recitare i miei fratelli e chiamavo i miei genitori ad assistere alle rappresentazioni.
Chi erano gli assassinati?
Non si sa. Ho capito più tardi che forse ero alle prese con una reminiscenza della scena primaria. A quattro anni sorpresi i miei che nel buio facevano l’amore. Fu una cosa impressionante, mi sembrava che qualcuno stesse strangolando mia madre e scoppiai a piangere disperatamente. Mia madre cercò di rassicurarmi, accesero la luce, quella notte mi fecero dormire con loro, era tutto ok. Io non ne ero convinto. C’era qualcosa che mi sfuggiva.
Ha avuto un’educazione cattolica?
I miei erano persone sensibili, dei pedagogisti illuminati. Erano però anche dirigenti dell’Azione cattolica, con una certa fissazione per la religione. Ho fatto il boy scout fino a vent’anni. Col tempo mi sono reso conto che la religione è un modo di interpretazione del reale come ce ne sono tanti. Ma il fatto che non lo si ammetta e che si tenda a nobilitare con la religione la coercizione o il plagio mi dà fastidio. D’altra parte ho fatto studi medici.
In cosa l’aiuta la medicina?
A intuire la radice biologica della religione. Né Marx che la denunciava come oppio dei popoli né Freud che la metteva fra le grandi illusioni potevano indagare l’aspetto biologico di questa grande consolazione di massa. In noi potrebbero esserci delle tracce mnestiche legate al periodo uterino, l’eden in cui abbiamo vissuto nove mesi meravigliosi. Perché non pensare che tutto nasca dalla nostalgia di quel periodo? Abbiamo un sentimento edenico, non lo troviamo nella memoria e lo elaboriamo in una religione.
Alla fine non posso non chiederglielo. Per lei la comicità è una difesa?
E’ l’ultima difesa.
By Daniele Luttazzi

Criminoso, intervista di Livia Teglio, 15 giugno 2003.
Satira politica, critica della religione, analisi sociale: a Daniele Luttazzi piace affrontare temi rilevanti. E' un comico polemico, fedele ai suoi punti di vista, straordinario nel rendere divertenti, attraverso la verità e l'ironia, gli argomenti più scabrosi. Non offende le persone: solo i loro pregiudizi. Vidi un suo monologo a teatro, qualche anno fa, e ricordo di essere rimasta colpita dalla sua favolosa gentilezza blasfema. Luttazzi è l'antidoto alla comicità tranquilla e blanda che la tv commerciale ha ormai imposto all'uditorio mondiale come modello, la comicità che ha lo scopo di rassicurare e intontire con i suoi parossismi prevedibilissimi. Luttazzi è il tipo che tutta quella merda se l'è mangiata.
Come mai non ti vogliono in tv?Hanno paura di me e questo mi piace. Sanno che faccio ridere su cose di cui non vogliono che si rida. Ho una sensibilità particolare. Credo di essere l'unico ad aver trovato esilarante “Il silenzio degli innocenti”. Sono morto dalle risate: un tipo che uccide donne grasse per scuoiarle e indossarle come fossero cappotti! Ululavo. La pubblicità di quel film ammoniva: “E' così pauroso che stringerete i braccioli della poltrona finché le vostre nocche non saranno bianche. Non riuscirete a dormire dopo aver visto questo film.” Ho pensato: “Io mi sento così dopo aver visto un film con Boldi e De Sica. Cammino avanti e indietro per la stanza, non riesco a dormire, sono spaventato. Faranno un altro film natalizio, quei due? Cos'è, hanno firmato un patto col diavolo? Ognuno dei loro film fa schifo. Come ci riescono? Forse dovrebbero scuoiare Boldi e De Sica e mettere le loro pelli addosso a persone divertenti.”
Non ti piace la comicità alla Vanzina?Preferisco i film porno a quelli dei Vanzina. I film porno sono meno prevedibili.
Hai mai pensato di fare cinema?Un anno fa ho ricevuto una proposta interessante dai produttori dell'incredibile Hulk. Dovevo interpretare il pacco dei suoi pantaloni. Ho rinunciato a causa di un impegno teatrale con la Compagnia della Rancia: ero il primo linfocita T ad abbandonare la nave nel musical sulla vita di Freddy Mercury.
Ci sono argomenti su cui vieti a te stesso di fare battute?No. Mi stupisco sempre quando qualcuno trova offensiva la battuta su un argomento scabroso e poi ignora l'evento in sè. Non ho mai visto un monologo comico bombardare popolazioni civili per prendersi il loro petrolio.
Cosa faresti se potessi tornare in tv?Vorrei essere il protagonista di una versione rinnovata del Grande fratello. Io dentro la casa con Elio Vito e un martello. Qualcosa che non avete mai visto. E non vorrete più rivedere.
Ti resta il teatro.Faccio monologhi da 15 anni e il mio entusiasmo è intatto. Il rischio, col tempo, è di fare le fine del ginecologo che non si diverte più a drogare e stuprare le sue pazienti.
Come si diventa comici?Non c'è una regola, ma il fatto di non avere un soldo, abitare coi tuoi genitori ed essere ancora vergine a 33 anni aiuta. Se ci riesci.
Qual è il segreto della - - -Rapido. Devi essere rapido.
E' stata una gavetta dura?Una volta mi sono trovato sul naso un'unghia mangiata. Facevo spettacoli in posti improbabili in coppia con un mio amico comico che aveva un'emiparesi. Io andavo in scena prima di lui. Sapevo il suo pezzo a memoria. Una volta decido di fargli uno scherzo e recito il suo pezzo, emiparesi e tutto. Quindi lo presento dicendo:- E adesso un comico che rifà esattamente quello che faccio io, ma solo per prendere in giro chi ha degli handicap.- Lui entra e non fa in tempo a cominciare che uno del pubblico gli urla:- Bastardo!-
Qual è la comicità migliore?Quella che illumina angoli bui della mente. Pensa a Giuliano Ferrara dentro una vasca da bagno con Berlusconi e Dell'Utri che gli pisciano addosso e Previti che gli caga in bocca. Va già meglio, no?
L'umorismo è l'arma più potente contro demagoghi e tiranni?Ovvio. Quanto sarebbe durato Hitler se Woody Allen avesse fatto monologhi su di lui? Adesso che ci penso: quanto sarebbe durato Woody Allen?
Perché ce l'hai con la religione?Le religioni sono pericolose. Non puoi correggere un'istituzione quando è una religione. Guardate come i musulmani lapidano le loro donne. Non potrebbero farla franca, se non fosse per motivi religiosi. L'odio viene da qualche meandro profondo, ma le religioni gli danno una cornice nobile. Ecco perché sono pericolose. Sono assurde. Gli ebrei non mangiano carne di maiale. Una legge rituale vecchia di 5000 anni, quando non era stata ancora inventata la salsa Worchester. Quanto al cattolicesimo, il messaggio è: la sofferenza eterna attende tutti coloro che mettono in discussione l'amore infinito di Dio. Credi o muori. Grazie Signore per tutta questa scelta.
Quali sono i tuoi hobby?Costruisco modellini di aeroplano usando il mio pene come colla.
By Daniele Luttazzi

La mia sfida ai cinque tabù della Rai, intervista di Andrea Scanzi, il manifesto, 3 marzo 2003
Il suo ultimo spettacolo, Adenoidi, è ovunque sold out. La clandestinità teatrale rafforza il legame fisico-affettivo tra artista e spettatore. In tv, Luttazzi non ci può andare. “Ed è un peccato. La tv offre possibilità tecniche che il teatro non ha.” Paga ancora le polemiche di Satyricon. Berlusconi non ha risposto. Ha querelato.
Lui, Forza Italia, Fininvest, Mediaset e Cremonini ( il boss della carne ) mi chiedono più o meno 160 miliardi di lire. Non ce li ho. Non faccio l’idraulico.
L’anno scorso Berlusconi ha imposto l’esclusione dalla Rai di Biagi, Santoro e Luttazzi.
Un dirigente Rai mi ha spiegato che esistono cinque temi tabù su cui non si può ironizzare liberamente come piace a me:; la religione, il capo dello Stato, gli handicap fisici, le razze diverse e l’omosessualità. L’ho ringraziato. La prossima volta che torno in tv, in diretta, la prima battuta che dirò sarà: “ Cristo d’un Dio!, dice Ciampi, quello zoppo di un negro è una checca! “
Qualcuno ti chiede ancora se esiste la censura in Italia.
Io ne sono una prova. Quando lavoravo a Mediaset con Barracuda, come primo ospite mi mandarono Martelli. Gli chiesi di Berlusconi. Mi rispose:” Berlusconi non è un politico, è un piazzista.” Quella frase non andò mai in onda. La tagliarono al montaggio senza avvertirmi. Questa è la libertà di Mediaset.
E Le iene? Striscia?
Quella non è satira. E’ giornalismo con sfottò. E lo sfottò è sempre reazionario. Io aspetto che Striscia faccia un’inchiesta sul falso in bilancio di Berlusconi, non sul suo fard. Sono trasmissioni funzionali a Berlusconi, perché danno l’illusione che le reti Mediaset siano libere.
In Adenoidi attacchi duramente Costanzo.
Ho visto la sua intervista a Berlusconi prima della pausa estiva. Avrebbe potuto chiedergli di tutto: la depenalizzazione del falso in bilancio, il processo Lodo Modadori, il conflitto d’interessi, All Iberian... Costanzo non chiese nulla. Pochi giorni dopo, ho fatto uno spettacolo alla festa de l’Unità di Reggio Emilia. In programma c’era un’intervista a Fassino fatta da Costanzo. La sinistra deve smetterla di confondersi con questi personaggi.
A proposito, la sinistra come sta?Mi ricorda i quadri di Jackson Pollock. Un caos espressionista, spesso astratto.
Con Berlusconi sei durissimo.Il suo governo, oltre che fascista, è pure illegale. La legge italiana vieta a chi ha concessioni pubbliche di candidarsi. E il delirante “editto di Arcore” scritto per lui da Giuliano Ferrara conteneva passaggi eversivi. Repubblica presidenziale, giustizia sottoposta all’esecutivo, affossa-mento della tv pubblica: è il programma di questo governo, scritto vent’anni fa da Licio Gelli. Stanno realizzando una sorta di golpe al rallentatore. Devono andare via. Ci siamo vaccinati, adesso basta.
Quando hai capito che volevi fare teatro?
A Santarcangelo di Romagna, dove sono nato, vidi il Dialogo di Gaber e Mistero buffo di Dario Fo. Rimasi totalmente affascinato. Con un amico facevo a gara a chi riusciva a far partire gli applausi. A fine spettacolo, Fo disse:” Per curiosità, chi erano quei due cretini che applaudivano a caso?”
Quando tornerai in tv?
Al prossimo governo. Forse.
By Daniele Luttazzi

Capolavori, intervista di Rodolfo Di Giammarco, La Repubblica, 29 dicembre 2002
Un inventario di facce, busti, profili e pose con corredo di mini-testi fulminei. Qual è il significato di questo libro spiazzante, Luttazzi?
Il mio ideale è sempre stato quello di scrivere libri brevi e divertenti che possano essere capiti da tutti, anche da Gasparri.
Da quand’è che disegna?Disegno da quando avevo quattro anni, quotidianamente, per motivi di igiene.
Un bilancio del 2002?Un bell’anno lontano dalla tv trascorso a frequentare ragazze, mentre Berlusconi era con Buttiglione, Tremonti, Fini e Bossi. Non lo invidio.
By Daniele Luttazzi

26 dicembre, 2005

NO TAV X NON DIMENTICARE

Pubblico la lettera di un francescano della Val di Susa, Beppe Giunti, è lunga, ma vale la pena di leggerla tutta.

"Molti amici della nostra Comunità stanno chiedendomi, a ragione, in queste ore perché io sia dentro la questione TAV, perché abbia marciato da Bussoleno a Susa, perché ieri mattina a Bussoleno mi sia posto in mezzo tra un reparto di polizia che tornava dal blitz notturno e la folla di persone comuni che voleva restituire manganellate e insulti.Il motivo principale è che la fede cristiana non è una astrazione, una filosofia, ma la sequela di un Dio che si fa uomo, in un preciso contesto temporale e culturale. L’incarnazione è uno dei misteri principali della fede e il criterio centrale della sequela di Cristo.Ne deriva che il credente non può “chiamarsi fuori” dalle situazioni che hanno in gioco valori, di qualsiasi tipo. La fede quindi non può avere una dimensione privatistica. In questi mesi sia l’insegnamento di papa Benedetto sia alcuni interventi della CEI ce lo hanno ricordato a proposito di chi vorrebbe la Comunità cristiana muta su interrogativi pesanti (matrimonio, usura, coppie di fatto). Non ci sono dubbi per il credente: ogni realtà che coinvolga a vario livello scelte “umane” lo deve trovare presente.

Seconda motivazione, la grande e importante questione del treno ad alta capacità di trasporto merci (non è infatti principalmente treno ad alta velocità passeggeri, TAV è solo uno slogan per ambedue gli schieramenti pro o contro, la posta in gioco è se tenere gli scambi a sud delle Alpi tramite Genova e Marsiglia e Barcellona o lasciarli a nord su Rotterdam) tocca questioni del tipo suddetto?
Ritengo di sì: il metodo (democrazia partecipata che coinvolge i soggetti intermedi per il principio di sussidiarietà) è stato rovesciato (decisione di vertici economici-finanziari poi firma politica internazionale), al centro è stato messo il mercato non le persone; l’idea di “progresso” che viene esposta nei documenti “pro” non parla mai di qualità di vita ma di accrescimento di ricchezza; non è stato affidato ad un centro indipendente uno studio preliminare sulle conseguenze ambientali, economiche (del tipo: bilancio in passivo come per il tunnel della Manica per quante annualità?); la dimensione finanziaria dell’opera non esige che ci si chieda se in altro modo non si ottengono risultati equivalenti?

Le analisi tecniche che sono state elaborate da Enti su richiesta delle Comunità Montane della Valle sono disponibili da dieci anni, ora i cittadini hanno la percezione di non contare nulla.
Ho ritenuto inoltre che una mia presenza, come quella di tanti altri sacerdoti, sindaci, docenti dei licei della Valle, esponenti dell’associazionismo avrebbe potuto attenuare lo scontro mantenendolo in ambito di rispetto, ascolto, democrazia. Alla marcia dei 50.000 ho partecipato perché non era partitica, ma tenuta insieme dal sindaci che sono l’anello più vicino a me della Nazione; un ecclesiastico non può aderire a movimenti politici né iscriversi a partiti; ma qui si è trattato di un fatto di cittadinanza.

Purtroppo i fatti di ieri notte a Venaus, e prima molte dichiarazioni di persone responsabili del bene comune (questo io credo debba essere il nome nobile da riconoscere ai politici, per esempio il ministro Lunardi), il silenzio decennale della stragrande maggioranza degli organi di informazione nazionale ed ora il loro interesse folkloristico (i cartelli della marcia, i manganelli, i falò, la stanchezza dei poliziotti, la polenta ai presidi di Venaus), la scelta del responsabile del bene comune sotto il profilo dell’ordine pubblico (ministro Pisanu) di militarizzare la Valle e di ordinare il blitz (svoltosi con metodi vecchi da anni ’50, - Scelba docet? – di notte in silenzio ordinando ai fotografi di andare via, con l’insinuazione e pretesa giustificazione circa la presenza di infiltrati anarchici o comunque violenti, mai visti in Valle in questa occasione e che tuttavia sono spuntati a Torino dopo il blitz), la reazione emotiva dell’intera popolazione (ieri mattina sulla macchina del comune di Bussoleno con il microfono abbiamo fatto fatica – un sindaco un partigiano conosciuto qui e io – a frenare la violenza fisica) che impedisce di ragionare sui fatti sui dati e non sugli slogans; tutto questo rende faticoso star dentro la questione.Ritengo di aver fatto e di dover continuare a fare questa piccola cosa perché sono frate, cristiano e cittadino.

Una riflessione finale, sfuggita ai più: l’intensità di riunioni, circolazione di documenti, confronti in piccoli gruppi e in assemblee, il mescolamento di identità culturali politiche religiose avvenuto in questa occasione manifesta qualcosa – al di là che si faccia o no questo monstrum ingenieristico – che punta diritto al ripensamento di quale modello di sviluppo vogliamo per le generazioni future; in questo la tradizione cristiana ha molto da dire (vedi le catechesi sul nostro continente di papa Giovanni Paolo II) perché in particolare l’Europa non sia quella dei mercati ma quella dei popoli, perché lo spreco di energie diventi utilizzo ragionevole delle risorse, perché il consumo non sia il nuovo idolo al quale bruciare l’incenso.
Mentre scrivo, dopo aver di nuovo percorso le strade e aver incontrato decine e decine di persone comuni non terroristi posso riassumere il sentimento della popolazione con la parola “offesa”, per non essere stata ascoltata, per essere stata trattata come si usa con delinquenti violenti, per non essere stata capita.

Io sono stato offeso – ad un bivio per Mattie da Bussoleno - da uomini in divisa della mia Nazione e dopo essermi fatto riconoscere (testuale: “sei un animale, porta via queste bestie, io sono lo Stato…”) mentre tentavo una mediazione limitata e che poi ha protetto proprio un gruppetto di poliziotti, ma voglio ricordare l’insegnamento di san Francesco: l’insulto fa male a chi lo lancia, non a chi lo riceve. Grazie se fate circolare, grazie se rispondete, grazie se ci aiutate a ragionare anche con critiche documentate e contrarie a quanto qui ho esposto."

Fra Beppe Giunti, frate Guardiano del convento di San Francesco di Susa

4 disegnini

Porta a Porta: scontro Berlusconi-Della Valle

Il patron dei viola al premier: hai tentato di criminalizzare il Corriere, non ti rendi conto che per le famiglie la vita è dura
È scontro aperto tra Silvio Berlusconi e l'imprenditore Diego della Valle, componente del patto di sindacato di Rcs Mediagroup, l'azienda editrice del Corriere della Sera. Il campo di battaglia: lo studio di «Porta a porta», dove era in corso di registrazione la puntata che è andata in onda lunedì sera. Le ostilità vengono aperte dal patron delle Tod's che rimprovera al premier di aver tentato di «criminalizzare» il «Corriere della sera», per l'editoriale di Francesco Giavazzi di domenica scorsa contro l'esecutivo sulla questione Bankitalia. «Quanta demagogia», sbotta Berlusconi.
DELLA VALLE DIFENDE IL CORRIERE - È a questo punto che Della Valle fa partire la sua stilettata: «Il Corriere della Sera è un giornale che decide in piena libertà. Capisco che avendo altre abitudini in casa tua pensi che succeda dovunque», dice alludendo abbastanza scopertamente all'attività di editore del presidente del Consiglio. Poi il patron della Fiorentina passa a criticare la campagna elettorale del premier, fatta con «foglietti» in cui si vantano i successi del governo, ma non tenendo conto che, specialmente per le famiglie, «la situazione è dura». «Abbiamo bisogno - ha insistito Della Valle- che chi governa metta come primo fatto il rispetto delle regole, della morale, se non facciamo queste cose questo paese non ripartirà mai. Noi abbiamo bisogno che chi ci governerà ci dia la credibilità di sostenere noi e di conseguenza anche chi lavora con noi. Se io ti vedo arrivare con un foglietto dove fai 4 disegnini, mi cascano le braccia». «Sarei più contento- dice Della Valle - se il presidente del Consiglio di presentasse dicendo "queste cose non le ho potute fare, io Berlusconi ho sbagliato una serie di cose"...». Il premier, che fino ad allora aveva ascoltato sorridendo innervosito, interrompe: «Nessuna, nessuna, nessuna». E prosegue togliendo la parola all'imprenditore: «Sono imbarazzato dal modo in cui Della Valle ha impostato la questione. Non credevo che un imprenditore potesse scendere a questo livello di demagogia».
BERLUSCONI: NESSUNO SBAGLIO - Insomma, a dire che ha sbagliato qualcosa, il presidente del Consiglio proprio non ci sta: «Non ci sono decisioni importanti assunte da me e dal mio governo di cui io debba pentirmi», dice Berlusconi facendo un lungo elenco di cose negative - dall'euro al prezzo del petrolio - su cui lui non era potuto intervenire. «Non c'è niente che nessun governo potesse fare per cambiare questa situazione», insiste. Passano alcuni minuti e l'attenzione generale è attrata dall'entrata del sondaggista Mannheimer, ma Berlusconi la questione Della Valle se l'è legata al dito: «Se il signor Della Valle volesse fare uno scontro con me ne uscirebbe con le ossa rotte», dice. Stiamo solo parlando, lo invita alla calma l'altro. In realtà, conclude Berlusconi, «stiamo dicendo sciocchezze, non io per la verità».