Thomas Hobbes nacque a Malmesbury, in Inghilterra. Compì gli studi ad Oxford, fece il precettore presso alcune famiglie nobili e viaggiò per tutta l'Europa. Come precettore di Carlo Stuard, seguì la corte a Parigi quando nel 1640 la dittatura di Cromwell costrinse la monarchia all'esilio.
Tornato al trono la dinastia regale, Hobbes fu premiato per la fedeltà con un vitalizio a vita che gli permise di dedicarsi esclusivamente alla filosofia. (1588-1679).
La fama di Hobbes è legata principalmente alla sua opera Leviatano, nella quale esponde le dottrine del meccanicismo scientifico e dell'assolutismo politico. Il primo tema è trattato dai capitoli dall'uno al tre di questa scheda, il secondo tema dal quarto capitolo.
Nonostante il significato di bene sia relativo e soggettivo , almeno su una cosa , la conservazione della propria vita e l' integrità del proprio corpo , tutti gli uomini si trovano dello stesso parere . Ma proprio questo bene viene messo in forse nello vstato di natura che precede la costituzione della società civile . In questa condizione infatti , non esistendo alcuna autorità che freni l' arbitrio individuale , l' uomo é indotto a ricercare il proprio vantaggio a danno di quello degli altri in parte per necessità , dal momento che egli deve contendere loro i pochi beni che la natura offre , in parte per sua propria volontà , visto che per natura egli é incline non alla socievolezza ma all' aggressività nei confronti del prossimo : ecco allora che Hobbes stravolge la concezione
aristotelica dell' uomo come animale politico , portato dalla sua inclinazione naturale a vivere insieme ai suoi simili negli agglomerati urbani . Hobbes riprende quanto diceva già Plauto : homo homini lupus ; l' uomo é lupo all' uomo , non gli é amico ! Non a caso Hobbes dice : La condizione dell' uomo é una condizione di guerra di ciascuno contro ogni altro : lo stato di natura é quindi un perpetuo stato di guerra ( bellum omnium contra omnes ) nel quale , trovandosi nella necessità di difendere se stesso e i propri averi con il solo ausilio delle proprie forze , ciascun uomo detiene un diritto su tutte le cose ( ius in omnia ) che lo autorizza a compiere ogni azione e a servirsi di ogni mezzo che egli soggettivamente reputi opportuni per raggiungere quello scopo primario . In altri termini , nello stato di natura il diritto si estende tanto quanto la propria forza . In questa condizione , in cui tutti sono nemici di tutti e detengono un diritto su tutto , nessuno può essere certo di non incorrere nel massimo dei mali , la morte violenta . Ed é proprio per questo che bisogna uscire dallo stato di natura , obbedendo alle leggi naturali medianti le quali la ragione calcolatrice indica all' uomo i mezzi necessari per conseguire il fine supremo dell' autoconservazione . La legge di natura fondamentale comanda di cercare e realizzare la pace , che é la prima condizione di ogni sicurezza personale . Ma la pace può essere ottenuta soltanto quando ciascun individuo stipuli con tutti gli altri un patto , nel quale ognuno rinuncia a gran parte del suo diritto naturale su tutto ( mantenendo solamente il diritto alla vita e all' integrità fisica ) e consente a una persona sola ( o a un' unica assemblea di persone ) di conservare il diritto naturale della sua interezza . La società che nasce da questo patto é una società politica o Stato ; coloro che rinunciano al diritto naturale diventano sudditi , mentre la persona o assemblea che lo conserva assume la funzione di sovrano . Di conseguenza quest' ultimo entra in possesso di una forza irresistibile , in grado di dominare tutte le altre con la sua incomparabile superiorità , rendendo impossibile quella guerra naturale che nasceva dall' equivalenza delle forze individuali e , quindi , dalla speranza di ognuno di poter sopraffare l' avversario . Alla molteplicità delle volontà individuali , sempre in conflitto tra loro , si sostituisce inoltre l' unità della volontà sovrana , che decide per tutti che cosa sia giusto o ingiusto , dando significato a termini che nella condizione naturale , dove il diritto di natura legittimava ogni cosa , non potevano avere alcun valore . Nelle mani del sovrano é riposto un potere illimitato : e ciò non soltanto perchè il sovrano é l' unica persona a detenere , nello Stato , il diritto naturale su ogni cosa , ma anche perchè egli beneficia del contratto senza impegnarsi in esso : infatti , il patto é stipulato reciprocamente tra gli individui in favore del sovrano e non tra gli individui e il sovrano . Il pactum unionis e il pactum subjectionis , che scandivano i due momenti della creazione dello Stato secondo la tradizione giusnaturalistica per Hobbes coincidono : gli individui si riuniscono in una comunità politica solamente nel momento in cui ( e per il fatto che ) rinunciano a gran parte dei loro diritti naturali in favore del sovrano . Per questo il problema della forma di governo diventa secondario ,, in quanto il potere del sovrano é sempre assoluto , indipendentemente dal fatto che sia formalmente detenuto dal popolo , dall' aristocrazia o dal re , anche se ciò non impedisce a Hobbes di esternare la sua preferenza per la monarchia , nella quale l' unità della volontà politica coincide con l' unicità fisica della persona che governa . Il pensiero di Hobbes é pertanto generalmente considerato come il modello teorico dell' assolutismo politico , anche se una sua corretta interpretazione esige che esso venga inquadrato nella particolare situazione storica cui si é prima fatto cenno . Importantissima é poi la posizione assunta da Hobbes a riguardo dei rapporti tra Stato e Chiesa : se l' unicità e l' indivisibilità del potere sovrano é la condizione essenziale per garantire la pace all' interno dello Stato e impedire che la forza torni a frantumarsi in una molteplicità di fazioni in reciproco conflitto , lo Stato non può tollerare una Chiesa che gli si contrapponga come potere autonomo : é assurdo che i sudditi siano obbligati a riconoscersi sudditi dello Stato e della Chiesa allo stesso tempo : la Chiesa si configura agli occhi di Hobbes come contropotere rispetto allo Stato , come Stato dentro allo Stato . La Chiesa deve quindi far parte dello Stato e il capo di quest' ultimo eserciterà la sua autorità anche sulla gerarchia ecclesiastica . La filosofia di Thomas Hobbes rappresenta una risposta in senso assolutistico non solo alle forze economico-sociali che minavano l' integrità del potere regio , ma anche al movimento puritano che indeboliva la subordinazione della Chiesa anglicana al re : l' una e l' altra tendenza alla decentrazione del potere si traducevano necessariamente , secondo il calcolo razionale delle conseguenze , in un ritorno allo stato di natura e du guerra , come il conflitto civile avrebbe avuto modo di dimostrare .
1. Il materialismo e il meccanicismo scientifico
Secondo Hobbes le uniche entità veramente sperimentabili e quindi verificabili sono i corpi, la materia estesa. Inutile tentare di indagare le sostanze che trascendono le possibilità dell'evidenza materiale, esistono solamente i corpi e il loro movimento, responsabili di tutti i fenomeni naturali. Tutto il mondo è quindi incluso nella logica meccanicista della ragione pura, ogni cosa è da ricondurre a fatti meccanici, gli unici fatti che posseggono, nella loro purezza matematica, il grado di verità epistemica (certa e incontrovertibile).
E l'anima? Anch'essa è sottoposta a questo ineludibile meccanicismo? Secondo Hobbes anche l'anima è materiale e meccanica, in quanto le idee sono solo la conseguenza di azioni meccaniche esterne al pensiero. L'idea prenderebbe quindi forma in conseguenza di una serie di attività cinetiche riconducibili alla meccanica della materia cerebrale.
Tutti i giudizi devono quindi spogliarsi di qualsiasi connotazione soggettiva e confluire in una interpretazione oggettiva, geometrica ed esclusivamente matematica della realtà.
Questa visione profondamente materialista del mondo risente ovviamente di una forte influenza degli studi galileiani sull'inerzia e sul movimento e in generale del clima che si respirava in Europa conseguente alla rivoluzione scientifica: Hobbes e gli empiristi credettero di poter applicare il nuovo ed efficace metodo scientifico, che di fatto riduceva le meccaniche del mondo sensibile a rappresentazioni matematiche univoche e determinate, a tutti gli aspetti della vita umana, compresi quei temi (l'anima e le idee) da sempre terreno prediletto della metafisica.
Per Hobbes l'uomo è un animale, un meccanismo tra i meccanismi, ma un animale dotato di una qualità che non si trova nelle altre speci: la ragione. L'uomo è quindi animale razionale, ed è la ragione che rende l'uomo superiore alle altre forme viventi.
2. Il convenzionalismo linguistico
Se tutto è materiale è ovvio che non esistano nemmeno idee innate ed anime preesistenti. Le idee (immagini della mente) si manifestano nel mondo reale attraverso le parole. Nell'ambito della sua visione meccanicista, Hobbes riconduce quindi il problema delle idee a un problema linguistico, in modo da ricondurre le idee (private di qualsiasi componente trascendentale e metafisica) alla determinazione e all'esattezza dei giochi linguistico-sintattici.In particolare le idee vengono associate alle parole in modo convenzionale ed arbitrario, non esiste ovviamente una stretta causalità tra l'essenza di un una cosa con la parola corrispondente in una certa lingua. Le idee non hanno quindi nessuna relazione "platonica" con gli oggetti che vogliono rappresentare. Tale posizione si usa definire convenzionalismo linguistico, in quanto i termini vengono assegnati agli oggetti per decisione convenzionale degli uomini che condividono una determinata lingua e un determinato linguaggio.
Ad esempio, l'immagine mentale del cane non necessariamente deve corrispondere al susseguirsi delle lettere c, a ,n, e; il fatto che ogni lingua faccia corrispondere una determinata serie di lettere all'idea di cane dimostra che le parole sono assegnate alle cose in modo indipendente dalla loro immagine mentale.
3. La protocibernetica
Hobbes è considerato, in certo qual modo, il padre della cibernetica, o almeno un lontano progenitore della cibernetica moderna. Sempre nell'ambito della visione strettamente meccanicista della realtà, Hobbes arrivò alla conclusione che le relazioni che si instaurano tra i pensieri entro il linguaggio sono trattabili in termini di addizione e sottrazione.Ogni operazione mentale è riconducibile ad un'aritmetica di segni: l'affermazione è un'addizione di termini, la negazione una sottrazione. Più affermazioni addizionate tra loro portano ad una deduzione. Ragionare vuol dire quindi computare, calcolare e matematizzare i segni semantici (semantica=studio dell'assegnazione dei segni e delle parole alle cose e agli oggetti).
4. L'assolutismo politico
Nello studio degli aspetti sperimentabili della realtà rientrano più che mai l'etica e la politica. Nel Leviatano, Hobbes si domanda quale possa essere lo stato di natura dell'uomo, ovvero quale direzione prenderebbero le vite gli uomini nell'assenza di ogni struttura sociale (in uno stato primitivo della convivenza umana).Hobbes afferma che lo stato di natura dell'uomo è la guerra di tutti contro tutti (Bellum omnium contra omnes), e che ogni uomo è lupo per gli altri uomini (homo homini lupus).Nello stato naturale ognuno ha diritto su tutti, ogni uomo aspira a soverchiare il suo prossimo, i desideri di potere di ogni uomo si sovrappongono e si scontrano inevitabilmente.
Ciò che può porre un limite a questa situazione di anarchia è il patto sociale che porta inevitabilmente alla costituzione di uno stato sovrano. Attraverso un patto sociale gli uomini rinunciano quindi alla loro assoluta libertà individuale e si affidano ad un uomo o ad un gruppo di uomini che li possano guidare, cancellando il caos e facendo confluire le molteplici volontà contrastanti dei singoli uomini in una sola volontà regolamentatrice.
Dunque, secondo Hobbes, si pone fine alla guerra di tutti contro tutti solamente assoggettando la volontà dispersa dei molti in un'unica volontà sovrana ed asssoluta (Lo stato diventa il Leviatano, il mostro biblico, un Dio mortale appena al di sotto del Dio immortale).
L'interesse supremo della pace e della prosperità, dell'assenza dei conflitti e della moderazione tra le parti contrarie, è conseguibile solamente attraverso la forma dello Stato assoluto. I punti principali di questa dottrina dell'assolutismo politico sono:
1. L'indivisibilità del potere sovrano, attribuito ad un solo uomo ad una sola assemblea;
2. Il dovere di obbedienza dei sudditi;
3. La superiorità dello Stato sulla legge, il sovrano non è legato da nessun tipo di contratto sociale ai suoi sudditi, essi invece, stipulando un patto sociale, si assoggettano ad un contratto negativo che li priva della propria libertà;
4. La proibizione di ogni ribellione, anche quando il sovrano va contro gli interessi dei sudditi;
5. La fusione dell'autorità politica con quella religiosa.
Tale giustificazione dell'assolutismo è conseguenza della meccanicità alla quale tutto il mondo è soggetto: in esso il principio razionale non deve guidare solo la scienza degli uomini, ma penetrare nelle loro stesse vite attraverso l'imposizione razionale di un potere assoluto che pone fine alla naturale anarchia che scaturirebbe dalla prevaricazione di ciascun uomo sull'altro.Il pensiero di Hobbes si pone quindi in contrasto con la visione politica più moderata di
Locke e
Hume, i quali, pur assimilabili al pensiero empirista, consideravano lo stato di natura dell'uomo più positivamente, attraverso l'affermazione dell'uomo come animale sociale.
"La condizione dell' uomo é una condizione di guerra di ciascuno contro ogni altro".
Dobbiamo dedurre che fino ad oggi l'umanità non ha smentito alcuni filosofi, mi auguro che a breve si possa con intelligenza, logica, buon senso, e altruismo arrivare là dove è giunto solo Cristo. Se aiutiamo gli altri aiutiamo noi stessi, se amiamo il prossimo amiamo noi stessi.
Il rispetto è fondamentale, il libero arbitrio porta alla distruzione dell'umanità, oggi stiamo assistendo purtroppo all'inizio della fine dell'umanità se essa stessa o una maggioranza continua nei suoi loschi profitti.
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